COMPAGNIA NEST e DIANA Or.I.S.
presentano
BUFALE e LIÙNE
di PAU MIRÒ
traduzione e adattamento: Enrico Ianniello
Regia: Giuseppe Miale di Mauro
Da tempo pensavamo – come Compagnia – di affrontare la drammaturgia di Pau Mirò. Ne avevamo parlato spesso con Enrico Ianniello e tramite lui avevamo letto alcuni testi, poi un giorno Enrico ci ha detto: “Ho un testo perfetto per voi ma mi dispiace farvelo leggere perché avrei voluto tanto farlo io, solo che è proprio il testo vostro.” Dopo averlo letto abbiamo capito cosa intendesse, questa storia sembra scritta per noi: quella di una famiglia proprietaria di una lavanderia che vive nel ricordo di un fatto tragico avvenuto molti anni prima: la perdita di un figlio.
La bellezza della scrittura di Pau Mirò consiste nel non voler mai sciogliere il nodo dell’ambiguità, sia della storia che dei personaggi che la vivono e la attraversano con il loro carico di delusioni e collera.
Pau Mirò ha scritto una trilogia incentrata sulla storia di questa famiglia che ha messo in scena con grande successo in Spagna e in Francia in forma di tre spettacoli a sé stanti. Noi, invece, abbiamo proposto a Pau, in collaborazione con Enrico Ianniello, di unire due di questi tre testi facendolo diventare un unico testo con due forme diverse di messa in scena: stralci monologanti tratti da Bufale racconteranno al pubblico ciò che è avvenuto alla famiglia in passato e s’intersecheranno con l’azione
scenica di Liùne che, invece, racconta il presente.
Ed è qui che la storia assume delle tinte noir: un ragazzo si presenta nella lavanderia in piena notte con una camicia sporca di sangue chiedendo di poterla lavare. L’arrivo in lavanderia di un commissario farà scoprire alla famiglia che nella notte è stato accoltellato a morte uno spacciatore del
quartiere. I personaggi di Pau Mirò vivono per dire più che per specificare e questo li rende incredibilmente teatrali nella loro semplicità, accompagnati da una lingua che a tratti si fa divertente mentre la trama non indugia mai nella comicità. Questa prerogativa, tipica dei testi di Mirò, già visti e
apprezzati qua in Italia, garantisce spesso un risultato drammaturgico di alto livello.
L’adattamento di Enrico Ianniello sposta meravigliosamente la vicenda dal quartiere Raval di Barcellona alla periferia est di Napoli, facendo sembrare questa storia scritta proprio per la nostra San Giovanni a Teduccio. Un’altra occasione per la Compagnia Nest di parlare del territorio in cui
agisce da anni, affrontandolo da un punto di vista nuovo e inedito.
Una sfida affascinante e assai intrigante.
Compagnia Nest
Anche nei testi che compongono la cosiddetta “Trilogia degli Animali” (Bufale, Liùne e Giraffe) si ripropone l’aspetto che, a parer mio, costituisce la più interessante caratteristica teatrale dei testi di Pau Mirò: quell’intensa stratificazione sociale che accomuna Barcellona e Napoli e che si converte in magnifico materiale scenico laddove le coloriture della lingua raccontano, con grande immediatezza, l’estrazione dei personaggi e il loro comporsi nel confronto reciproco. In Bufale, l’unità linguistica ci racconta un orizzonte familiare compatto che viene però drammaticamente attraversato da una tragedia che è – paradossalmente – conseguenza di una grande fortuna: la vincita di un’enorme somma alla lotteria. In una forma teatrale inconsueta – un monologo condotto da cinque fratelli – si racconta
quell’antefatto le cui risonanze torneranno, prepotentemente, in Liùne. La gentrificazione della famiglia, la quiete raggiunta al prezzo di un piccolo movimento centrifugo di tutti i componenti, viene messa a dura prova dall’apparizione inaspettata di un ragazzo con una camicia insanguinata, un ragazzo che somiglia troppo al protagonista della tragedia narrata in Bufale. La tinta misteriosa, che Pau Mirò sparge lungo i tre testi, trascolora nella commedia e nel noir, raccontando la parabola di cinque personaggi
randagi in una città che cambia pelle continuamente sotto i loro occhi. Una famiglia di Bufali, di vittime, che fa di tutto per diventare una famiglia di Leoni, di predatori.
Enrico Ianniello
In Bufale racconto la storia di cinque fratelli che lavorano e vivono nella lavanderia di un quartiere difficile. Da piccoli hanno visto sparire Max, il sesto fratello. Il padre spiega loro che lo ha preso un leone e che non tornerà mai più. Un anno dopo, la madre, incapace di sopportare il dolore, sparisce, li abbandona, la mangia un leone, quello che volete. Il padre, che fino a quel momento ha sopportato tutto, un giorno non ne può più e, anche lui, sparisce. La colpa è dei leoni, dicono i fratelli. Bufale è un racconto sui vincoli familiari in una educazione alla sopravvivenza. Dopo questo prologo, ci ritroviamo in un quartiere popolare, in una lavanderia di quelle che non ce ne sono più. È una notte di luna piena. C’è una saracinesca mezza aperta, un giovane uomo che non è del quartiere entra con un solo obiettivo: far sparire la macchia di sangue dalla camicia. Nella lavanderia lavorano un padre, una madre e una figlia che sembra essersi bloccata dalla sparizione del fratello, dieci anni prima. Durante quella notte, la famiglia accoglie il giovane uomo, mette in moto la lavatrice, lo nutre, lo accoglie a dormire. Forse perché ricorda il fratellino scomparso? O forse perché è un buon partito per la figlia? E allora bisogna proteggerlo anche dal commissario che viene a indagare per la morte di uno spacciatore nel vicolovicino. In questa famiglia di Liune, la violenza è sommersa, sempre sul punto di scoppiare. È una violenza nei gesti, nelle parole, negli sguardi. In questi due testi provo a raccontare diverse prospettive dei vincoli familiari, ma anche squilibri, aggressività e solitudine generati dalla crescita delle grandi città come Barcellona o Napoli.
Pau Mirò