Il pomeriggio del 16 marzo 1933 via Luca Giordano al Vomero era gremita da una folla di persone eccitate all’idea di partecipare ad un’occasione speciale, un evento culturale e mondano assieme, che avrebbe segnato la vita del nuovissimo quartiere che stava sorgendo sulla collina che dominava Napoli. Quel giorno si inaugurava la nuova, bellissima sala del Teatro Diana alla presenza di numerose autorità cittadine e dell’allora principe di Piemonte, Umberto di Savoia, che negli anni sarebbe stato assiduo frequentatore del locale per ammirare le soubrette. Quella sera oltre al programma di Varietà con Louis Douglas, Vittorio Parisi e Violet Doreen venne proiettato per la prima volta a Napoli un cartone animato, “Il Re Nettuno” di Walt Disney.

Da allora il Diana ha inanellato una serie di primati: è l’unica sala italiana gestita ininterrottamente dalla stessa famiglia, passando dai fondatori De Gaudio ai discendenti Mirra, divenendo uno dei più importanti teatri italiani. È stato vincitore di numerosi “Biglietti d’oro” (riconoscimento assegnato dall’Agis alla sala o allo spettacolo che ha avuto più pubblico) ed è passato dagli iniziali 500 abbonati del 1981 agli oltre 9.000 degli ultimi anni.

L’edificio sorse su un giardino di 1200 mq. che i fratelli De Gaudio (Giovanni, Federico, Ettore, Vincenzo ed Anna, proprietari di una avviata tipografia al centro storico) acquistarono nel 1922 dalla Banca Tiberina. Il Vomero, all’epoca, era soltanto un insieme di villette ma Giovanni De Gaudio intuì che lo sviluppo del quartiere gli offriva l’opportunità di realizzare non un semplice caffè-concerto ma un vero, grande, moderno cinema teatro. La sala fu costruita su progetto dell’architetto Leto. All’ing. Angelo Vota venne affidata la direzione dei lavori, a Ciro D’Alessio la costruzione del palcoscenico e allo scultore Renzo Moscatelli le decorazioni.

Da allora in poi la struttura del teatro non ha subito grandi cambiamenti anche se è stato più volte danneggiato. Il 2 agosto 1945 crollò il tetto e una parte dei camerini. Ristrutturato dall’architetto Gino Avena, fu inaugurato nel 1946 con una cerimonia durante la quale si esibì suonando il violino anche la piccola Mariolina de Gaudio, di 5 anni, figlia di Giovanni. Gli eleganti decori in rame, le lampade e il gessolino con motivi a rombo ideati da Avena andarono perduti nell’incendio del marzo 1973 che distrusse completamente la sala. Rinato sempre dalle sue ceneri attualmente il teatro presenta un impianto dalle forme più semplici, progettato dall’architetto Sergio Tonello.

Fin dai primi anni sul palcoscenico sfilarono i maggiori nomi della rivista (Totò, Macario, Carlo Dapporto, Renato Rascel, Wanda Osiris, Isa Bluette, Gilda Mignonette, Anna Fougez e, negli anni ’40, nascosti nelle ultime file, Nino Manfredi e Alberto Sordi) e della prosa (Ermete Zacconi, Maria Melato, Armando Falconi, Irma ed Emma Gramatica, Paola Borboni, Vincenzo Scarpetta. Raffaele Viviani). Dopo la guerra ha ospitato grandi artisti come Vittorio Gassman, Walter Chiari, Giorgio Albertazzi, Alighiero Noschese, Giorgio Gaber, Mariangela Melato, Claudia Cardinale, Alberto Lionello, Enrico Maria Salerno, Glauco Mauri, Paolo Poli, Rossella Falk, Valeria Moriconi, Christian de Sica, Nino Manfredi, Marcello Mastroianni. E nelle ultime stagioni si sono esibiti i nuovi protagonisti della scena teatrale: Alessandro Preziosi, Giuseppe Fiorello, Stefano Accorsi, Pierfrancesco Favino, Paola Cortellesi, Margherita Buy, Luca Zingaretti. Naturalmente grande spazio ha avuto il teatro napoletano: dai grandi attori come Nino Taranto, Peppino de Filippo, Mariano Rigillo, Isa Danieli, Luca De Filippo, Mario Scarpetta, Giacomo Rizzo, Geppy Gleijeses, Leopoldo Mastelloni, Pupella Maggio, Peppe Barra, Massimo Ranieri fino alla nuova generazione: Vincenzo Salemme, Carlo Buccirosso, Maurizio Casagrande, Alessandro Siani, Biagio Izzo, Gino Rivieccio. Numerose le messinscene dirette da registi importanti quali Antonio Calenda, Giuseppe Patroni Griffi, Mico Galdieri e Roberto de Simone. Con molti di questi artisti i Mirra sono diventati buoni amici e memorabili sono state le cene del dopo teatro organizzate dall’instancabile signora Mariolina. Restando in tema culinario c’è da sottolineare che l’apertura di un locale così frequentato ha favorito anche i ristoranti del quartiere, in particolare Sica e D’Angelo che, alla fine degli spettacoli, aspettavano il pubblico ma anche gli artisti e i giornalisti.

Dal 1978 la famiglia Mirra ha affiancato alla gestione del teatro la produzione di spettacoli, prima con “Teatro Popolare” poi con “Diana Oris” mettendo in scena decine di spettacoli di successo: “Medea di Portamedina” e “Margherita Gauthier” con Lina Sastri, “I casi sono due”, “La fortuna con la effe maiuscola”, “A che servono questi quattrini” con i fratelli Giuffrè. Poi col solo Carlo “Questi fantasmi”, “Natale in casa Cupiello”, “Le voci di dentro”. Molte le commedie di e con Luigi di Filippo: “Storia strana su una terrazza romana”, “Quando a Napoli è commedia”, “Buffo napoletano”. Fino al grande successo de “Il silenzio grande” scritto da Maurizio de Giovanni, diretto da Alessandro Gassman e interpretato da Massimiliano Gallo. Numerose sono state le produzioni rivolte al pubblico più giovane con spettacoli specifici per le scuole elementari e medie con testi anche di impegno sociale. Attualmente il progetto “Il Diana per le scuole” è diretto da Peppe Celentano. E da qualche anno è stata creata “La palestra dello spettacolo Mariolina Mirra” con l’intento di formare, attori, scrittori, cantanti, musicisti. I corsi teatrali sono diretti da Giancarlo Cosentino.

Oltre alla prosa sono state molteplici le funzioni che il Diana ha svolto in questi anni.

Dal 1933 al 1960 è stato sede, assieme ad altri teatri cittadini, delle Audizioni di Piedigrotta durante le quali le Case Editrici musicali presentavano la nuova produzione. Qui hanno debuttato canzoni divenute poi celebri: “Munastero ‘e Santa Chiara”, “Scapricciatiello”, “’A Luciana”, “Accarezzame”, “Simme e napule paisà”, “Come pioveva”.

Rimanendo nel campo della musica, artisti straordinari hanno tenuto i loro concerti: Milva, Peppino di Capri, Ornella Vanoni e Gino Paoli, Gianni Morandi, Mia Martini, Riccardo Cocciante, Franco Califano, New Trolls, Nuova Compagnia di Canto Popolare, Fausto Cigliano, Roberto Murolo, Amedeo Minghi, Michele Zarrillo, Angelo Branduardi, Antonello Venditti e, tra i cantanti stranieri, Toquinho, Amanda Lear, Baden Powel, George Ben, Juliette Greco, Charles Aznavour, Amalia Rodriguez, Gilberto Gill.

Inoltre il locale ha funzionato anche come cinema ospitando la prima di film importanti quali “Cleopatra”, “ Gli ammutinati del Bounty”, “Il padrino” e “Bambi”. Fino alla grande festa organizzata dalla Titanus per i ’70 anni dalla sua fondazione, quando la prima sede dell’allora “Lombardo Film” era a pochi passi dal teatro.

Il Diana, infine, è stato in questi ultimi decenni anche un salotto culturale dove il pubblico ha avuto l’opportunità di incontrare scrittori e intellettuali di successo. Tra gli altri hanno presentato i loro nuovi libri Dacia Maraini, Maurizio De Giovanni, Aldo Cazzullo, Flavio Insinna, Paolo Bonolis, Renzo Arbore, Peppe Severgnini, Chiara Gamberale.

Insomma tanti sono gli avvenimenti di cui il teatro è stato testimone nella sua lunga vita. Talvolta anche di vicende che hanno cambiato la storia dello spettacolo italiano. Ad esempio la separazione definitiva nel 1944 dei fratelli Eduardo e Peppino De Filippo che con “Il Teatro umoristico”, registravano un successo strepitoso. Fu qui che fu presentata per la prima volta alle Audizioni di Piedigrotta del 1951 la celebre “Malafemmina” di Totò che, eseguita da Mario Abbate, vinse il primo premio. Fu mentre recitava “Chi è cchiuù felice ‘e me” che Luca seppe della morte del padre Eduardo cui seguì, qualche giorno dopo, la commemorazione alla presenza di Cossiga, all’epoca presidente del Senato. Marcello Mastroianni nel 1996, ad un mese dalla morte, concluse su questo palco la sua splendida carriera interpretando per l’ultima volta “Le ultime lune”. E nel 1997 Dario Fo portò lo spettacolo che aveva diretto, “Il diavolo con le zinne”, subito dopo aver ricevuto il Nobel per la letteratura.

Una storia, dicevamo, che ha attraversato buona parte del ‘900 e con slancio si è protesa oltre il 2000. Una storia che, preservata anche grazie alla continuità familiare, è raccontata da foto, locandine e documenti conservati nel prezioso ”Archivio storico del Teatro Diana” che conserva con cura e amore le testimonianze degli eventi che si sono svolti in questa sala. La recente sistemazione ha riservato tante, emozionanti sorprese e l’Archivio prossimamente sarà il fulcro di una esposizione e di una futura mostra permanente.

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